Negli ultimi decenni nella popolazione dei Paesi occidentali si è notato un ormai conclamato aumento di patologie cronico degenerative quali cardiovascolari, diabete, tumorali etc. Questo fatto ha scatenato l’attenzione degli scienziati che negli anni, con i loro studi, hanno ad oggi raggiunto ottimi risultati.
Il caso di Ancel Keys, fisiologo statunitense conosciuto soprattutto per i suoi studi epidemiologici delle malattie cardiovascolari, fece molto clamore negli anni cinquanta quando costui, chiestosi perché il numero di malati cardiovascolari fosse molto più elevato in America piuttosto che nel bacino mediterraneo, mostrò al mondo il potere della dieta mediterranea e del suo effetto salutare e preventivo nei confronti delle patologie cardiovascolari.
Da uno studio americano pubblicato nel 2004 è emerso, dopo vent’anni di osservazione, che una maggiore assunzione di grassi polinsaturi è associata ad un ridotto rischio di malattie cardiovascolari e, al contrario, un’elevata assunzione di grassi di tipo “trans” é associata ad un aumento del rischio cardiovascolare, indipendentemente da altri fattori come – ad esempio – lo stile di vita alimentare o particolari predisposizioni alle malattie del sistema cardiovascolare.
In sostanza lo studio consiglia di alimentarsi preferibilmente assumendo fonti di grassi polinsaturi che otteniamo dal consumo di svariati alimenti di origine vegetale (es. olio d’oliva, olio di semi, noci) oppure da fonti animali come il pesce.
Tale risultato è stato confermato nel 2014 da una metanalisi in cui sono stati analizzati 13 studi differenti e il risultato è che un’alimentazione più ricca di acidi grassi polinsaturi (omega 6) diminuisce il rischio relativo di patologie cardiovascolari del 15% e di decessi relativi del 21%.
A questo punto sembra naturale porsi una domanda: “ma se cambiassi ora il mio regime alimentare, potrei avere dei benefici? A questo quesito risponde lo stesso studio in cui si analizzano gli effetti della sostituzione del 5% di acidi grassi saturi (ossia burro, carne, formaggi..) con l’equivalente in acidi grassi polinsaturi (omega 6).
Il risultato? Una riduzione del 9% del rischio cardiovascolare e del 13% del rischio di morte per patologie ad esso correlate. Questi due studi selezionati da me altro non sono che una conferma di quanto un’alimentazione più sana e controllata possa essere un fattore di fondamentale importanza riguardo la prevenzione primaria di patologie cronico degenerative e in particolare dell’apparato cardiovascolare.
Questo articolo è stato realizzato utilizzando come fonti i seguenti studi scientifici:
Kyungwon Oh and others, “Dietary Fat Intake and Risk of Coronary Heart Disease in Women: 20 Years of Follow-up of the Nurses’ Health Study.,” American journal of epidemiology, 161 (2005), 672–79 <http://dx.doi.org/10.1093/aje/kwi085>.
Maryam S Farvid and others, “Dietary Linoleic Acid and Risk of Coronary Heart Disease: A Systematic Review and Meta-Analysis of Prospective Cohort Studies.,” Circulation, 2014, 1568–78 <http://dx.doi.org/10.1161/CIRCULATIONAHA.114.010236>.